Durante una rilassante meditazione ho dimenticato di saper respirare, di udire i suoni attorno a me, di esistere.
Si e' aperta un' immagine nella mia mente, chiara e limpida. Una fontana di pietra bianca su cui sono seduta. Le mie mani sono appoggiate sulla pietra dura e fresca e mi godo la tranquillità di quel posto. Mi sembra di sentire il rumore dell' acqua e di provare un brivido di vento sulla pelle. Credo di essere vestita di seta, il tepore della giornata e lo scrosciare dell' acqua mi cullano. Chiudo gli occhi respirando il buono di quel momento. Sento dei passi. So che e' Lui, ma non apro gli occhi. Mi imbarazza un po' farmi trovare completamente assorta nel mio momento di intimità. Ma d' altra parte se sono li' e' per parlare con lui. Quanto mi e' mancato. Apro gli occhi e sento che il sorriso si allarga fino ad essi contemplando il suo viso. I suoi occhi neri profondi mi scrutano severi ma non riescono a togliermi la gioia di essere li', di nuovo dopo lungo tempo.
" Giglio, sei tornata." mi dice.
" Si', S. Sono felice di esserci riuscita" rispondo con un breve cenno del capo in segno di rispetto.
" Che cosa agita le tue acque?" mi chiede guardando al di là di me, dentro il mio profondo fino agli abissi del mio oceano.
" S. le mie acque tacciono, perchè non voglio contemplare le loro onde" ho lo sguardo per terra lottando contro la voglia di guardare i suoi occhi. Sono occhi cosi' profondi che sembra di vedere la fine di un buco nero e danno l' illusione di poter toccare con mano le infinite verità che di cui sono fatti.
E' seguito un silenzio vuoto, fatto di fruscii e profonda consapevolezza della sua presenza. So che ha capito tutto, di nuovo, che sente cio' che nascondo nel mio fondale, qualcosa che e' incomprensibile ai miei occhi.
" Delle volte una tempesta serve a rendere limpide le acque. Non puoi impedire che questo accada, non vuoi far avere ai pesci che nuotano in acque mosse e torbide il loro cielo limpido?"
" Vorrei risporderti di no, non voglio, perche' temo molto di vedere un fondale che non mi piace, dei pesci che mi spaventano, ma non capisco perche' ho questo timore"
Alzo il viso e incontro il suo sguardo, gli occhi emanano amore e compassione, sono teneramente sorridenti e comprendo che vorrebbero abbracciarmi, anche se S. non lo fa fisicamente mi sento inondata dalla sua tenerezza e di nuovo torno ad essere una bambina, bisognosa della sua guida.
" Se improvvisamente venisse una tempesta e tu stessi nuotando nelle tue acque potrebbero succedere due cose. Potresti spaventarti, annaspare, lottare contro le onde con il terrore innato di non farcela, di annegare di morire, oppure mantenere la calma lasciarti trascinare verso uno scoglio, risalirlo ed osservare la tempesta da li' fino a che non passa. Certo anche lo scoglio non e' sicuro, ma hai affrontato la tua paura e non ti sei lasciata sopraffare dagli eventi. Delle volte osservare la situazione da sopra piuttosto che "da dentro" ti permette di valutare meglio le circostanze e di trovare la giusta via d' uscita"
Mi sorride. Sa che ho capito.
" Perche' temo di affogare?"
Ride, " Non sei mai stata un 'ottima nuotatrice"
" Lo so" rido anche io, poi scuoto la testa, " nonostante le mie vecchie 40 vasche all' ora odio l' acqua i costumi e l' odore di cloro..."
" Oh Giglio, lo sai che non mi riferivo a quello..."
" Lo so" rispondo seria, volevo solo alleggerire un po' la mia zavorra interna.
" Quanto tempo ci vorrà prima che imparerò a nuotare bene?"
" Pensi che basti una vita?"
" Non basta?" chiedo allarmata.
S. ride. " E' ora di andare"
...E mi sono svegliata.
1 commento:
Che bello!!! Davvero intenso!
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